Il dialetto siciliano è una lingua regionale riconosciuta dall’UNESCO con lo status di lingua madre, motivo per cui i siciliani sono descritti come bilingui, ed è classificata tra le lingue europee “vulnerabili”.
QUANDO INSEGNI IL SICILIANO AD UNO STRANIERO
di Giuseppe Raciti
Il dialetto siciliano per i siciliani vale più della lingua italiana, insomma per loro è LA LINGUA. E un siciliano come me che vive ormai da quattro anni all’estero lo porta con sé come una ricchezza da tramandare, da far conoscere a chi siciliano non è.
Io ricordo che quando tre anni fa andai a lavorare in un interpretariato insegnai ad un signore egiziano alcune espressioni tipiche del mio dialetto, gliele insegnai così bene che al mattino quando arrivava in ufficio anziché dirmi “GUTEN MORGEN” (parlavamo in tedesco) mi diceva: “CIAO ‘MBARE”.
Un collega dell’interpretariato che era tunisino, invece è vissuto veramente in Sicilia per un anno e quando lavoravamo insieme ogni tanto se ne usciva con l’espressione “CAM’A FARI?” Una mia amica georgiana invece amava la parola “APPIDDAVERU”. Quando insieme eravamo sorpresi di qualcosa io le dicevo sempre “Katia, APPIDDAVERU?” e lei mi rispondeva con convinzione “APPIDDAVERU!” Ad un mio compagno di corso kazaco invece quando vedevamo che qualcosa non andava bene io gli dicevo “SEMU PESSI” e lui rispondeva a ruota “SEMU PESSI” ma non ha mai saputo il significato di questa espressione dialettale.
Come sempre alla fine di tutto c’erano sempre amici e colleghi che quando si andava via mi salutavano dicendomi “Ciao Mafiusu!”, ma quello si sa fa parte del nostro DNA e non ce lo leva nessuno.
Glossario
MBARE: Amico
CAM’A FARI?: Che dobbiamo fare?
APPIDDAVERU!: Davvero!
SEMU PESSI: Siamo persi